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Hericium erinaceus: il fungo che migliora umore e sonno nei pazienti in sovrappeso
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Hericium erinaceus: il fungo che migliora umore e sonno nei pazienti in sovrappeso
🌿 Introduzione L'Hericium erinaceus, conosciuto anche come "Lion's Mane" o "criniera di leone", è un fungo medicinale noto per le sue proprietà neuroprotettive. Recentemente, uno studio pubblicato su Evidence-Based Complementary and Alternative Medicine ha esplorato il suo impatto su umore e qualità del sonno in pazienti affetti da sovrappeso o obesità .     🧪 Lo studio in breve: come è stato condotto Lo studio è stato realizzato nel Centro Obesità della Clinica del Lavoro Luigi Devoto, parte dell’IRCCS Fondazione Policlinico di Milano. Ha coinvolto 77 volontari adulti in sovrappeso o obesi, con disturbi dell’umore, del sonno o alimentazione compulsiva. 📍 Dove: Milano, Italia 🗓️ Quando: Studio completato nel 2019, con supplementazione per 8 settimane 💊 Come: Ogni partecipante ha assunto estratto di Hericium erinaceus per via orale, seguendo anche una dieta ipocalorica controllata. Prima e dopo la somministrazione, i ricercatori hanno monitorato: I sintomi di ansia, depressione e insonnia tramite questionari I livelli nel sangue di BDNF (fattore neurotrofico cerebrale) e pro-BDNF, biomarcatori legati alla salute mentale 🔍 I risultati? Dopo 8 settimane, si è osservata una riduzione significativa dei sintomi ansiosi e depressivi, un miglioramento del sonno e un aumento dei livelli di pro-BDNF, suggerendo una potenziale rigenerazione neuronale. 👉 Leggi lo studio completo su PubMed Central     🧪 Meccanismi d'azione 🧠 Stimolazione del BDNF L'Hericium erinaceus sembra influenzare i livelli di BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor), una proteina coinvolta nella plasticità neuronale e nella regolazione dell'umore. L'aumento del BDNF è associato a miglioramenti nella depressione e nell'ansia. 😴 Miglioramento del sonno I partecipanti allo studio hanno riportato una migliore qualità del sonno, con una riduzione dell'insonnia e un sonno più profondo e ristoratore.     💡 Implicazioni pratiche Questo studio suggerisce che l'Hericium erinaceus potrebbe essere un valido supporto per migliorare l'umore e la qualità del sonno, specialmente in individui con sovrappeso o obesità. La sua azione sul BDNF e la sua capacità di migliorare il sonno lo rendono un integratore promettente in ambito nutraceutico.     🍄 Prova l'Hericium di JUN Noi di JUN crediamo nel potere della natura supportato dalla scienza. Offriamo capsule di estratto di Hericium erinaceus di alta qualità, ideali per sostenere il benessere mentale e migliorare la qualità del sonno. 👉 Scopri di più su junlei.it     Nota: Questo articolo è basato sullo studio "Hericium erinaceus Improves Mood and Sleep Disorders in Patients Affected by Overweight or Obesity: Could Circulating Pro-BDNF and BDNF Be Potential Biomarkers?" pubblicato su Evidence-Based Complementary and Alternative Medicine.  
Autore dell'articolo: Ilaria Redaelli
Hericium erinaceus e Alzheimer: la scienza conferma il potenziale neuroprotettivo del “fungo criniera di leone”
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Hericium erinaceus e Alzheimer: la scienza conferma il potenziale neuroprotettivo del “fungo criniera di leone”
Hericium erinaceus e Alzheimer: la scienza conferma il potenziale neuroprotettivo del “fungo criniera di leone” Negli ultimi anni si è parlato molto di Hericium erinaceus, il fungo noto anche come “Lion’s Mane” o “criniera di leone”. Tradizionalmente usato nella medicina orientale, questo fungo sta attirando l’attenzione anche della scienza moderna. Ma cosa dice davvero la ricerca? Un’importante revisione pubblicata nel 2024 su Nutrition Research Reviews e disponibile su PubMed (PMID: 39988819) fa luce sul potenziale di Hericium come alleato nella prevenzione e nel trattamento delle malattie neurodegenerative, in particolare l’Alzheimer.     🧬 I meccanismi dietro il potere del fungo L’articolo analizza in profondità i principi attivi chiave presenti in Hericium erinaceus: le erinacine e le hericenoni, due classi di composti neuroattivi capaci di stimolare la sintesi del Nerve Growth Factor (NGF). L’NGF è una proteina cruciale per la sopravvivenza, lo sviluppo e la rigenerazione dei neuroni, la cui carenza è stata correlata al declino cognitivo e all’Alzheimer. Lo studio sottolinea che Hericium: Stimola la neurogenesi (formazione di nuovi neuroni) Modula il sistema immunitario e l’infiammazione cerebrale Attiva la via antiossidante Nrf2, riducendo lo stress ossidativo Interagisce con il microbiota intestinale, suggerendo un’azione sinergica sull’asse intestino-cervello Uno degli aspetti più innovativi analizzati è proprio il legame tra salute intestinale e funzione cognitiva. Secondo i ricercatori, Hericium non agisce solo sul cervello in modo diretto, ma migliora anche l’equilibrio della flora intestinale, che a sua volta può influenzare l’umore, la memoria e la neuroinfiammazione.     🧪 Evidenze cliniche: risultati promettenti Il lavoro recensisce diversi studi preclinici e clinici che mostrano gli effetti positivi di Hericium sulla funzione cognitiva: In modelli animali: l’assunzione di Hericium ha migliorato la memoria spaziale, ridotto le placche di β-amiloide (tipiche dell’Alzheimer) e aumentato i livelli di NGF nel cervello. Negli esseri umani: alcuni studi clinici hanno riportato miglioramenti significativi della memoria, della concentrazione e del benessere psicologico dopo settimane di integrazione con estratti di Hericium, anche in soggetti con lievi deficit cognitivi. Effetti acuti: anche una singola dose può migliorare temporaneamente l’attenzione e ridurre lo stress soggettivo. Assunzione regolare (fino a 12 settimane): associata a miglioramenti evidenti nella memoria e nella funzione esecutiva in soggetti sani. Pazienti con MCI (Mild Cognitive Impairment): benefici cognitivi superiori rispetto al placebo, con minimi effetti collaterali. Inoltre, l’estratto arricchito in erinacina A – una forma particolarmente potente – ha mostrato di aumentare la biodiversità del microbiota intestinale e di rallentare il deterioramento cognitivo.     🧠 Alzheimer: una sfida che inizia prima dei sintomi Uno dei messaggi chiave dell’articolo è che l’Alzheimer inizia molto prima della comparsa dei sintomi evidenti. La malattia si sviluppa silenziosamente per anni, e agire in fase preventiva è fondamentale. Hericium erinaceus, grazie al suo profilo multifunzionale (neuroprotettivo, antiossidante, antinfiammatorio, prebiotico), potrebbe rappresentare una delle strategie più promettenti per prevenire o rallentare il declino cognitivo legato all’età.     🌿 La natura al servizio della mente La bellezza di questo fungo sta nel fatto che la sua potenza è naturale. Non si tratta di un farmaco sintetico, ma di un alimento funzionale che può essere integrato in modo sicuro nella dieta quotidiana.     ✨ Noi di JUN crediamo nella forza di Hericium Per questo abbiamo creato capsule di estratto puro di Hericium erinaceus, standardizzate per garantire la massima concentrazione di principi attivi come erinacine e hericenoni. 👉 Se vuoi supportare la tua memoria, proteggere il tuo cervello e investire sul tuo futuro cognitivo, visita il nostro shop: 🔗 www.junlei.it     🧠 Hericium erinaceus non è solo un fungo. È una promessa per il futuro del nostro cervello.  
Autore dell'articolo: Ilaria Redaelli
Hericium erinaceus e l’asse urogenitale-intestinale: la nuova frontiera della micoterapia
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Hericium erinaceus e l’asse urogenitale-intestinale: la nuova frontiera della micoterapia
🌱 Un fungo, mille connessioni Il fungo Hericium erinaceus, conosciuto come criniera di leone, è da anni apprezzato per i suoi effetti positivi sul sistema nervoso. Ma oggi la scienza apre un nuovo capitolo: secondo uno studio pubblicato nel 2024 su The Journal of Physiology and Pharmacology, questo fungo potrebbe influenzare positivamente anche un’area meno nota ma cruciale per il nostro benessere: l’asse urogenitale-intestinale. 🔗 Vai allo studio su PubMed     🔍 Cos'è l’asse urogenitale-intestinale? Si tratta di un sistema integrato che collega intestino, apparato urogenitale e sistema nervoso. Disfunzioni in quest’asse possono manifestarsi con: Dolori pelvici cronici Cistiti ricorrenti Sindrome dell’intestino irritabile (IBS) Problemi legati all’umore Ecco dove entra in gioco Hericium…     🧬 Cosa dice la scienza sull’Hericium Lo studio approfondisce le proprietà neuroprotettive e antinfiammatorie dell’Hericium erinaceus, con un focus particolare su: ✅ 1. Azione antinfiammatoria mirata Riduce mediatori dell’infiammazione come NF-κB e TNF-α, senza compromettere la risposta immunitaria. ✅ 2. Stimolazione della rigenerazione neuronale I composti attivi (erinacine) favoriscono la produzione di NGF (fattore di crescita nervoso), utile per la rigenerazione delle terminazioni nervose. ✅ 3. Effetto sul microbiota L’Hericium aiuta a riequilibrare la flora intestinale, riducendo l'infiammazione sistemica e locale. ✅ 4. Miglioramento dell’umore e del dolore cronico Agendo sull’asse intestino-cervello, può avere effetti positivi su ansia, depressione e dolore pelvico.     🧠 Un approccio integrato per patologie complesse Questo studio dimostra che Hericium erinaceus è molto più di un semplice “fungo per la memoria”. Si delinea come un potenziale alleato per chi soffre di disturbi cronici e spesso trascurati, offrendo un approccio dolce ma scientificamente fondato.     🍄 Prova Hericium di alta qualità: JUN lo fa per te In JUN crediamo nella sinergia tra natura e scienza. Per questo abbiamo creato capsule di estratto di Hericium erinaceus altamente concentrate, ideali per sostenere il tuo sistema nervoso e migliorare il benessere intestinale e pelvico. 👉 Scoprile ora su junlei.it  
Autore dell'articolo: Ilaria Redaelli
Funghi Medicinali e Malattie Autoimmuni: Un Nuovo Approccio alla Modulazione del Sistema Immunitario
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Funghi Medicinali e Malattie Autoimmuni: Un Nuovo Approccio alla Modulazione del Sistema Immunitario
Articolo 6: Funghi Medicinali e Malattie Autoimmuni: Un Nuovo Approccio alla Modulazione del Sistema Immunitario Le malattie autoimmuni rappresentano una sfida crescente per la medicina moderna. Patologie come l’artrite reumatoide, la sclerosi multipla, il lupus e la tiroidite autoimmune implicano un malfunzionamento del sistema immunitario, che attacca erroneamente cellule e tessuti propri. In questo contesto, i funghi medicinali si stanno rivelando un prezioso alleato, grazie alla loro capacità di modulare – e non semplicemente stimolare – le risposte immunitarie. Immunomodulazione vs Immunostimolazione: una distinzione fondamentale Gli immunomodulatori agiscono in maniera intelligente: stimolano il sistema immunitario quando è ipoattivo (ad esempio, in caso di infezioni o tumori), ma possono anche attenuarne l’iperattività tipica delle condizioni autoimmuni. Questo equilibrio è essenziale in quanto la semplice stimolazione potrebbe aggravare una patologia autoimmune. Classificazione clinica degli immunomodulatori In medicina, gli immunomodulatori vengono suddivisi in: Immunosoppressori: riducono l’attività immunitaria (usati ad esempio nei trapianti); Immunostimolanti: potenziano la risposta immunitaria; Immunoadiuvanti: amplificano la risposta immunitaria a specifici antigeni (es. nei vaccini). I funghi medicinali si collocano in una categoria trasversale, potendo esercitare effetti multipli e contestuali, a seconda dello stato del sistema immunitario dell’individuo. Meccanismi coinvolti: modulazione dall’interno Diversi composti presenti nei funghi agiscono attraverso recettori specifici: I β-glucani, interagendo con Dectin-1 e TLRs, influenzano positivamente le cellule presentanti l’antigene e la produzione di citochine. Le lectine regolano l’attività di linfociti e macrofagi, agendo sulla segnalazione cellulare. Le FIPs sono in grado di riequilibrare la risposta tra Th1 e Th2, due sottotipi di cellule T coinvolte nelle malattie autoimmuni. Questa attività regolatrice è cruciale nei casi in cui l’organismo tende a “confondere” sé stesso con un agente esterno. Esempi di funghi con azione immunoregolatrice Ganoderma lucidum (Reishi): abbassa l’infiammazione sistemica e modula le citochine (IL-2, IFN-γ), riducendo l’aggressività del sistema immunitario. Lentinula edodes (Shiitake): il suo β-glucano lentinan supporta l’equilibrio delle risposte Th1/Th2. Cordyceps sinensis: ha mostrato in studi preclinici di migliorare la tolleranza immunitaria e ridurre marcatori autoimmuni. Trametes versicolor: migliora la funzione delle cellule dendritiche, regolando l’attivazione dei linfociti T. Una strategia naturale ma potente L’approccio tramite micoterapia non è un’alternativa ai farmaci convenzionali, ma può rappresentare un complemento efficace e sicuro nel contesto di un trattamento integrato. I funghi medicinali offrono un’opzione naturale per ridurre l’infiammazione, supportare la regolazione immunitaria e migliorare la qualità della vita nei pazienti affetti da malattie autoimmuni. Conclusione La ricerca sui funghi medicinali apre scenari promettenti per la gestione delle patologie autoimmuni. Grazie alla loro capacità di modulare selettivamente il sistema immunitario, rappresentano una risorsa preziosa per promuovere equilibrio e benessere. Scopri i nostri prodotti Cerchi un supporto naturale per il tuo sistema immunitario? 🔗 Visita il nostro sito: www.junlei.it Scopri la nostra gamma di integratori a base di funghi medicinali studiata per sostenere l’equilibrio immunitario anche in situazioni delicate come le malattie autoimmuni.
Autore dell'articolo: Ilaria Redaelli
I Superpoteri del Sistema Immunitario: Come i Funghi Medicinali lo Rafforzano in Modo Naturale
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I Superpoteri del Sistema Immunitario: Come i Funghi Medicinali lo Rafforzano in Modo Naturale
Articolo 5: I Superpoteri del Sistema Immunitario: Come i Funghi Medicinali lo Rafforzano in Modo Naturale Negli ultimi anni, i funghi medicinali hanno guadagnato crescente attenzione per le loro straordinarie proprietà immunomodulanti. Non si tratta solo di tradizione o rimedi popolari: oggi la scienza conferma che i funghi contengono composti bioattivi capaci di modulare in modo efficace e naturale il nostro sistema immunitario. Immunomodulazione: che cos'è e perché è importante A differenza dell’immunostimolazione (che potenzia in modo indiscriminato la risposta immunitaria), l’immunomodulazione è un meccanismo più fine e bilanciato. Serve a rafforzare le difese quando necessario, ma anche a ridurre l’attività immunitaria in caso di reazioni eccessive, come quelle presenti nelle malattie autoimmuni o nelle infiammazioni croniche. Ed è proprio questo che fanno molti funghi medicinali. I 4 composti chiave dei funghi medicinali Polisaccaridi (β-glucani): Considerati i più potenti immunomodulatori tra i composti fungini. Stimolano macrofagi, cellule dendritiche, cellule NK e favoriscono la produzione di citochine (TNF, IFN-γ, IL-1). La loro struttura (es. β-1,3-glucani con ramificazioni β-1,6) è cruciale per l'attivazione immunitaria. Lectine: Proteine che si legano a specifici zuccheri sulle cellule immunitarie, modulando la comunicazione tra cellule e stimolando la produzione di sostanze protettive come nitriti e TNF-α. FIPs (Proteine Immunomodulanti Fungine): Influenzano il sistema immunitario legandosi ai recettori TLRs, attivando le vie MAPK e NF-κB, e favorendo la differenziazione delle cellule T helper. Terpeni e Terpenoidi: Composti volatili che regolano l’attività immunitaria agendo sull’espressione genica. I triterpenoidi di Ganoderma, ad esempio, sono noti per effetti immunomodulanti e antitumorali. Meccanismi d’azione: il dialogo tra funghi e sistema immunitario I funghi attivano specifici recettori presenti sulla superficie delle cellule immunitarie, dando il via a complesse risposte difensive. I principali recettori coinvolti sono: Dectin-1: un recettore pattern recognition presente su macrofagi e cellule dendritiche. Riconosce i β-glucani dei funghi, attivando la produzione di citochine infiammatorie e stimolando la fagocitosi. È essenziale per la risposta antifungina. CR3 (Complement Receptor 3): coinvolto nella fagocitosi e nella risposta infiammatoria. Interagisce con i β-glucani per stimolare macrofagi e neutrofili. TLRs (Toll-Like Receptors), in particolare TLR-2 e TLR-6: questi recettori riconoscono strutture fungine e inducono la produzione di citochine tramite l’attivazione della via NF-κB, importante per la risposta immunitaria innata. L’attivazione combinata di questi recettori da parte dei composti fungini genera una risposta immunitaria coordinata, che coinvolge: Aumento dell’attività fagocitica; Produzione di mediatori immunitari (IL-6, IL-1β, TNF-α); Espressione di geni protettivi; Miglioramento dell’immunità innata e adattativa. Questo favorisce: Una maggiore efficienza nella difesa contro infezioni; Una riduzione dello stato infiammatorio cronico; Un riequilibrio del sistema immunitario in presenza di disfunzioni. presenti su macrofagi, monociti e neutrofili, innescando la produzione di citochine e promuovendo una risposta immunitaria coordinata. Questo favorisce: Una maggiore efficienza nella difesa contro infezioni; Una riduzione dello stato infiammatorio cronico; Un riequilibrio del sistema immunitario in presenza di disfunzioni. Perché integrarli nella routine quotidiana L'integrazione di funghi medicinali può rafforzare naturalmente il sistema immunitario, aiutando l'organismo a rispondere meglio a stress, infezioni e infiammazioni. Ganoderma lucidum (Reishi): noto per la sua azione riequilibrante sul sistema immunitario e le proprietà antinfiammatorie. Lentinula edodes (Shiitake): stimola la fagocitosi e l’attività delle cellule NK. Trametes versicolor (Turkey Tail): utilizzato come supporto immunitario in oncologia integrata. Conclusione I funghi medicinali rappresentano una risorsa preziosa per chi cerca soluzioni naturali per rafforzare il proprio sistema immunitario. Grazie ai loro composti bioattivi, agiscono in modo intelligente, aiutando il corpo a ritrovare l’equilibrio e a rispondere meglio agli stimoli interni ed esterni. Scopri i nostri prodotti Vuoi sostenere le tue difese naturali in modo intelligente e naturale? 🔗 Visita il nostro sito: www.junlei.it Scopri la nostra linea di integratori a base di funghi medicinali, pensata per potenziare la tua immunità ogni giorno.
Autore dell'articolo: Ilaria Redaelli
Effetti Immunomodulatori dei Funghi Comestibili e Medicinali
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Effetti Immunomodulatori dei Funghi Comestibili e Medicinali
Questo articolo scientifico pubblicato nel Journal of Fungi nel 2020 esplora gli effetti immunomodulatori dei funghi commestibili e medicinali e i loro composti bioattivi. Vengono esaminate diverse classi di molecole, come polisaccaridi, lectine, proteine immunomodulanti fungine (FIP) e terpeni, evidenziando le loro strutture, funzioni e meccanismi d'azione. La ricerca riassume gli studi clinici esistenti e discute le potenziali applicazioni terapeutiche di questi composti, sottolineando anche le sfide e le aree che richiedono ulteriori indagini per un loro impiego più ampio in medicina. Infine, si accenna al ruolo della genomica nello studio dei funghi medicinali. Quali sono le principali categorie di composti bioattivi presenti nei funghi medicinali e quali attività immunomodulatorie possiedono? Le principali categorie di composti bioattivi presenti nei funghi medicinali che possiedono attività immunomodulatorie sono principalmente quattro: polisaccaridi, lectine, proteine immunomodulatorie fungine (FIPs) e terpeni e terpenoidi. • Polisaccaridi: I polisaccaridi sono tra i composti bioattivi derivati dai funghi con attività immunomodulatoria più frequentemente riportati. Questi polisaccaridi sono eterogenei per composizione zuccherina, struttura della catena principale, grado di ramificazione, conformazione, peso molecolare e altre proprietà fisiche, che influenzano la loro bioattività e il meccanismo d'azione. Possono essere omoglicani o eteroglicani e combinarsi con peptidi per formare peptidoglicani o complessi polisaccaride-proteina. In generale, i polisaccaridi con peso molecolare più elevato mostrano una maggiore bioattività. Molti polisaccaridi di funghi medicinali hanno dimostrato di stimolare cellule Natural Killer (NK), macrofagi e cellule dendritiche, oltre a indurre la produzione di citochine come TNF, IFN-γ e IL. Esempi specifici includono il lentinan dallo shiitake (Lentinula edodes) e lo schizophyllan da Schizophyllum commune, entrambi β-1,3-D-glucani con ramificazioni β-1,6, che hanno mostrato attività immunomodulatorie e antitumorali e sono stati approvati per uso clinico in Giappone. Altri polisaccaridi con effetti immunomodulatori sono presenti in diverse specie come Agaricus blazei, Auricularia auricula-judae, Ganoderma lucidum, Grifola frondosa, Hericium erinaceus e molte altre (vedi Tabella 24 ). I meccanismi d'azione possono includere l'attivazione del sistema TLR4-NFκB nei macrofagi5 . La struttura, inclusa la presenza di triple eliche in alcuni β-D-glucani come lentinan e schizophyllan, e le modifiche chimiche come la solfatazione, possono influenzare l'attività immunomodulatoria dei polisaccaridi. • Lectine: Le lectine sono proteine che riconoscono e interagiscono con vari carboidrati/glicoproteine sulla superficie cellulare. Le lectine dei funghi medicinali hanno dimostrato di possedere specifiche attività immunomodulatorie, antiproliferative e antitumorali. Agiscono stimolando la produzione di nitriti, aumentando l'espressione di TNF-α e interleuchine, attivando i linfociti e promuovendo la produzione di fattori che attivano i macrofagi. Diverse lectine da funghi come Agaricus bisporus lectina (ABL), Grifola frondosa lectina (GFL) e Schizophyllum commune lectina (SCL) hanno mostrato tali effetti (vedi Tabella 310 ). Alcune lectine fungine hanno anche mostrato attività antivirali, mitogeniche, antimicrobiche e antiossidanti. • Proteine Immunomodulatorie Fungine (FIPs): Le FIPs sono un gruppo di proteine con sequenze amminoacidiche altamente simili che esistono come dimeri. Le FIPs stimolano le cellule che presentano l'antigene legandosi ai recettori Toll-like (TLRs) e rilasciando citochine come NO e IL-1211 . Possono anche promuovere la proliferazione e la differenziazione delle cellule T helper (Th0) in cellule Th1 e Th2, attivare macrofagi e cellule B, producendo una varietà di fattori cellulari attraverso l'attivazione della fosforilazione di p38/MAPK e l'aumento della produzione di NF-κB11 . Esempi di FIPs con attività immunomodulatoria includono FIP-fve da Flammulina velutipes e LZ-8 da Ganoderma lucidum (vedi Tabella 412 ). • Terpeni e Terpenoidi: I terpeni sono idrocarburi derivati biosinteticamente da unità di isopentenil pirofosfato, mentre i terpenoidi sono terpeni con gruppi funzionali contenenti ossigeno. Terpeni e terpenoidi provenienti da vari funghi medicinali hanno mostrato attività immunoregulatorie . Ad esempio, le specie di Ganoderma sono note per il loro alto contenuto di triterpenoidi, che hanno mostrato elevate attività immunomodulanti e antinfettive. Studi hanno indicato che i terpeni e i terpenoidi modulano le funzioni del sistema immunitario stimolando l'espressione di geni che codificano per proteine nella via del fattore nucleare (NF)–κB e per le mitogen-activated protein kinases. Diversi terpenoidi isolati da Ganoderma lucidum e Ganoderma lingzhi, come gli acidi ganoderici, hanno dimostrato attività immunomodulanti, antitumorali e/o antinfettive . Tuttavia, i loro meccanismi d'azione e le relazioni struttura-attività sono ancora poco compresi . È importante notare che la distribuzione di questi composti varia tra le specie fungine e le loro attività immunomodulatorie dipendono dalle loro strutture di base e dalle modificazioni chimiche della composizione delle frazioni . Inoltre, diverse estrazioni dello stesso fungo possono mostrare attività non sovrapponibili ma complementari.   Come sono classificati gli immunomodulatori in clinica? In pratica clinica, gli immunomodulatori sono solitamente classificati in tre categorie: immunosoppressori, immunostimolanti e immunoadjuvanti. • Gli immunosoppressori sono utilizzati per sopprimere la risposta immunitaria. • Gli immunostimolanti sono impiegati per stimolare o potenziare la funzione del sistema immunitario. • Gli immunoadjuvanti sono sostanze che aumentano la risposta immunitaria a un antigene, spesso utilizzati in combinazione con i vaccini. La quota di mercato di questi immunomodulatori è aumentata rapidamente negli ultimi anni grazie alle loro ampie applicazioni mediche per pazienti che necessitano di modulazioni del sistema immunitario. Le modulazioni del sistema immunitario sono anche comunemente utilizzate come medicina profilattica per un numero crescente di persone sane1 . Sebbene la maggior parte degli immunomodulatori siano composti sintetici o semi-sintetici, c'è un crescente interesse per gli immunomodulatori naturali, come quelli derivati dai funghi medicinali. Quali meccanismi mediano gli effetti immunomodulatori dei funghi? I meccanismi che mediano gli effetti immunomodulatori dei funghi sono diversi e dipendono dalle specifiche categorie di composti bioattivi presenti in essi. Le principali modalità attraverso cui i funghi esercitano la loro azione immunomodulatoria coinvolgono sia il sistema immunitario innato che quello adattativo. In generale, i composti bioattivi dei funghi possono attivare componenti del sistema immunitario innato come le cellule Natural Killer (NK), i neutrofili e i macrofagi, e stimolare l'espressione e la secrezione di citochine. Queste citochine, a loro volta, attivano l'immunità adattativa promuovendo la proliferazione e la differenziazione delle cellule B per la produzione di anticorpi e stimolando la differenziazione delle cellule T in cellule T helper (Th) 1 e Th2, che mediano rispettivamente l'immunità cellulare e umorale. Ecco i meccanismi principali associati alle diverse categorie di composti bioattivi dei funghi: • Polisaccaridi: I polisaccaridi sono tra gli immunomodulatori naturali più comuni estratti dai funghi. I loro meccanismi d'azione possono includere il legame a recettori cellulari. Ad esempio, è stato dimostrato che un glucuronoxilomannano (TAP-3) ottenuto da Naematelia aurantialba (sin. Tremella aurantialba) promuove la secrezione di NO, IL-1β e TNF-α dai macrofagi2 . Allo stesso modo, un polisaccaride (CCP) da Craterellus cornucopioides rafforza la funzione fagocitica dei macrofagi e aumenta l'espressione di citochine attraverso l'attivazione della via TLR4–NFκB2 . In generale, i polisaccaridi ad alto peso molecolare tendono a mostrare una maggiore bioattività e agiscono legandosi ai recettori cellulari, mentre quelli a basso peso molecolare possono penetrare le cellule immunitarie ed esercitare effetti stimolatori dall'interno. La struttura dei polisaccaridi, in particolare la presenza di una catena principale di 1,3-β-D-glucano con ramificazioni corte 1,6-β-legate, è spesso associata all'attività immunomodulatoria. Alcuni β-D-glucani, come lentinan, schizophyllan e PSK, adottano una conformazione a tripla elica che è importante per la loro attività stimolante le citochine. Anche modifiche chimiche come la solfatazione possono aumentare l'attività immunomodulatoria dei polisaccaridi fungini. • Lectine: Le lectine fungine mediano i loro effetti immunomodulatori attraverso il riconoscimento e l'interazione con vari carboidrati/glicoproteine sulla superficie cellulare . Questa interazione può portare a diverse risposte immunitarie, tra cui la stimolazione della produzione di nitriti, l'aumento dell'espressione di TNF-α e interleuchine, l'attivazione dei linfociti e la promozione della produzione di fattori che attivano i macrofagi9 . Ad esempio, due lectine estratte da Leucocalocybe mongolica (sin. Tricholoma mongolicum), TML-1 e TML-2, stimolano la produzione di nitrito e TNF-α8 . La lectina da Clitocybe nebularis (CNL) induce la maturazione e l'attivazione delle cellule dendritiche (DCs) e stimola diverse citochine proinfiammatorie come IL-6, IL-8 e TNF-α8 . • Proteine Immunomodulatorie Fungine (FIPs): Le FIPs esercitano i loro effetti immunomodulatori principalmente attraverso il legame ai recettori Toll-like (TLRs)10 . Questo legame stimola le cellule che presentano l'antigene e porta al rilascio di citochine come NO e IL-1210 . Le FIPs possono anche attivare la fosforilazione di p38/MAPK e aumentare la produzione di NF-κB, promuovendo così la proliferazione e la differenziazione delle cellule T helper (Th0) in cellule Th1 e Th2, attivando macrofagi e cellule B e producendo una varietà di fattori cellulari (vedi Figura 5)10 . Ad esempio, FIP-fve da Flammulina velutipes può aumentare l'espressione di molecole di adesione intercellulare sulla superficie delle cellule T attraverso la fosforilazione di p38/MAPK e attivare le cellule Th1 a produrre IL-2 e IFN-γ10 . FIP-gts da Ganoderma tsugae può stimolare i monociti del sangue periferico umano a produrre IFN-γ e attiva la via di segnalazione PI3K/Akt10 . • Terpeni e Terpenoidi: Sebbene i meccanismi d'azione e le relazioni struttura-attività dei terpeni e dei terpenoidi siano ancora poco compresi, è stato suggerito che modulano le funzioni del sistema immunitario stimolando l'espressione di geni che codificano per proteine nella via del fattore nucleare (NF)–κB e per le mitogen-activated protein kinases. I triterpenoidi da specie di Ganoderma hanno mostrato attività immunomodulanti e antinfettive. In sintesi, gli effetti immunomodulatori dei funghi medicinali sono mediati da una complessa interazione di diversi composti bioattivi che agiscono su varie componenti e vie del sistema immunitario, sia innato che adattativo. I polisaccaridi spesso interagiscono con recettori sulla superficie cellulare e attivano vie di segnalazione intracellulari; le lectine riconoscono specifiche strutture glicosilate e possono innescare diverse risposte immunitarie; le FIPs si legano ai TLRs, avviando cascate di segnalazione che portano alla produzione di citochine e all'attivazione di cellule immunitarie; e i terpeni/terpenoidi sembrano influenzare l'espressione genica coinvolta nella risposta immunitaria.. https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC7712035/ I funghi commestibili e medicinali sono stati utilizzati per secoli in diverse culture per le loro proprietà nutrizionali e terapeutiche. Recentemente, l'attenzione scientifica si è concentrata sui loro effetti immunomodulatori, ovvero sulla capacità di modulare e migliorare la risposta del sistema immunitario. Composti Bioattivi nei Funghi I funghi sono ricchi di composti bioattivi che contribuiscono alle loro proprietà immunomodulanti: Polisaccaridi, in particolare i β-glucani: questi polisaccaridi sono noti per la loro capacità di modulare il sistema immunitario. I β-glucani dei funghi presentano una struttura caratterizzata da catene principali β-1,3-glucaniche con ramificazioni β-1,6, che vengono riconosciute dai recettori delle cellule immunitarie, conferendo loro specifiche proprietà immunomodulanti .PMC Proteine immunomodulatrici fungine (FIPs): queste proteine influenzano l'attività delle cellule immunitarie, modulando la risposta immunitaria . Terpeni e terpenoidi: composti che modulano il sistema immunitario stimolando l'espressione di geni coinvolti nella risposta immunitaria, oltre ad avere proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e antitumorali .PMC Lectine: proteine che si legano specificamente a determinati zuccheri, influenzando le interazioni cellulari e modulando l'attività immunitaria . Meccanismi di Azione I β-glucani fungini interagiscono con recettori specifici sulle cellule immunitarie, come Dectin-1, CR3 e TLR-2/6, attivando macrofagi, neutrofili, monociti, cellule NK e dendritiche. Questa interazione modula sia la risposta immunitaria innata che quella adattativa, migliorando la fagocitosi e la produzione di citochine .BioMed Central Efficacia Clinica e Studi Scientifici Numerosi studi hanno esplorato l'efficacia clinica dei funghi medicinali: Ganoderma lucidum (Reishi): ricco di terpenoidi, modula il sistema immunitario stimolando l'espressione di geni coinvolti nella risposta immunitaria e possiede proprietà antinfiammatorie e antitumorali .PMC Trametes versicolor (Turkey Tail): utilizzato come modulatore immunitario non specifico, ha mostrato in studi clinici la capacità di migliorare la funzione immunitaria nei pazienti oncologici . Lentinula edodes (Shiitake): contiene β-glucani che stimolano la fagocitosi e migliorano la risposta immunitaria innata . Inoltre, estratti di funghi come il Maitake sono stati studiati per le loro potenziali proprietà antitumorali e di stimolazione del sistema immunitario . Considerazioni Finali L'integrazione di funghi commestibili e medicinali nella dieta o come supplementi può offrire benefici immunomodulanti significativi. Tuttavia, è fondamentale consultare un professionista sanitario prima di iniziare qualsiasi regime di integrazione, soprattutto per individui con condizioni mediche preesistenti o che assumono altri farmaci. Ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere appieno i meccanismi d'azione e ottimizzare l'uso terapeutico dei funghi medicinali. https://jhoonline.biomedcentral.com/articles/10.1186/1756-8722-2-25 https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC7826851/ https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC8623785
Autore dell'articolo: Ilaria Redaelli